HomeStagione 2017-201811 novembre: Opera lirica TOSCA
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11 novembre: Opera lirica TOSCA

TOSCA

Opera in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di G. Giacosa e L. Illica

 

Personaggi e Interpreti:

Floria Tosca (soprano): Renata Campanella      Mario Cavaradossi (tenore): Alberto Profeta

Barone Scarpia  (baritono): Marzio Giossi         Angelotti (basso): Massimiliano Catellani

Sagrestano (baritono): Luca Gallo                     Spoletta (tenore): Antonio Colamorea

Sciarrone (baritono): Romano Parmigiani         Un Carceriere (basso): Massimiliano Catellani

 

Coro Opera di Parma  –  Maestro del Coro: Emiliano Esposito

Orchestra Sinfonica delle Terre verdiane  –  Maestro Concertatore e Direttore: Stefano Giaroli

Regia: Pierluigi Cassano  –  Produzione Fantasiainre Scene e Costumi: Arte Scenica (Reggio Emilia) Coordinamento Artistico: Carlotta Arata  –  Coordinamento Musicale: Antonio Braidi – Maestro alle luci: Marco Ogliosi

Capo squadra tecnica: Gabriele Sassi – Segreteria di Produzione: Elena Cattani

 

ATTO I Angelotti, bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, fuggito dalla prigione di Castel Sant’Angelo, cerca rifugio nella chiesa di Sant’Andrea della Valle, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare un travestimento femminile. La donna è stata ritratta, senza saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario Cavaradossi. Quando irrompe nella chiesa un sagrestano, Angelotti si nasconde nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando, mette in ordine gli attrezzi del pittore che di lì a poco giunge per lavorare al suo dipinto. Il sagrestano si congeda e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, che conosce e di cui condivide la fede politica. I due stanno preparando la fuga ma l’arrivo di Tosca, amante di Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi nella cappella. Tosca espone a Mario il suo progetto amoroso, poi, riconoscendo la marchesa Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica, riesce a calmarla. Angelotti esce dal nascondiglio e riprende il dialogo con Mario, che gli offre protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone annuncia la fuga del detenuto da Castel Sant’Angelo; Cavaradossi decide di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga e portano con loro il travestimento femminile, dimenticando il ventaglio nella cappella. La notizia di una vittoria delle truppe papaline su Napoleone fa esplodere la gioia nel sagrestano, che invita la cantoria di bambini a prepararsi per il Te Deum di ringraziamento. Improvvisamente giunge con i suoi scagnozzi il barone Scarpia, capo della polizia papalina che, sulle tracce di Angelotti, sospetta di Mario, anch’egli bonapartista. Per riuscire ad incolparlo e quindi scovare Angelotti, egli cerca di coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare l’amante che il programma è sfumato in quanto chiamata a cantare a Palazzo Farnese per festeggiare l’avvenimento militare. Scarpia suscita la morbosa gelosia di Tosca usando il ventaglio dimenticato nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di ritro­varli. Scarpia, raggiunto il suo scopo, la fa seguire, pregustando la doppia rivalsa su Cavaradossi, ucciderlo e prendergli la donna. In chiesa comincia ad affluire gente per inneggiare alla vittoria.   ATTO II Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa, nel suo appartamento Scarpia sta consumando la cena. Spoletta e gli altri sbirri conducono in sua presenza Mario che è stato arrestato. Questi, interrogato, si rifiuta di rivelare a Scarpia il nascondiglio di Angelotti e viene quindi condotto in una stanza dove viene torturato. Tosca, che poco prima aveva cantato alla festa al piano superiore, viene convocata da Scarpia, il quale fa in modo che ella possa udire le urla di Mario. Stremata dalle grida del suo amato, Tosca rivela a Scarpia il nascondiglio dell’evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto alla presenza di Scarpia, apprende del tradimento di Tosca e si rifiuta di abbrac­ciarla. Proprio in quel momento arriva un messo ad annunciare che la notizia della vittoria delle truppe austriache era falsa, e che invece è stato Napoleone a sconfiggere gli austriaci a Marengo. A questo annuncio Mario inneggia ad alta voce alla vittoria, e Scarpia lo condanna im­mediatamente a morte, facendolo condurre via. Disperata, To­sca promette di donarsi a Scarpia se egli acconsentirà a liberare Mario. Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto d’intesa, fa credere a Tosca che la fucilazione sarà simu­lata e i fucili caricati a salve. Mentre, infine, sta consegnandole il salvacondotto che permetterà agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Tosca gli si avventa contro e invece del sospirato amplesso Scarpia riceve una pugnalata al cuore.    ATTO III  È l’alba. In lontananza un giovane pastore canta una malinconica canzone in romanesco. Sui bastioni di Castel Sant’Angelo, Mario è ormai pronto a morire e inizia a scrivere un’ultima lettera d’amore a Tosca, ma, sopraffatto dai ricordi, non riesce a terminarla. La donna arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere stata costretta ad uccidere Scarpia. Gli mostra il salvacondotto e lo informa quindi della fucilazione simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere bene la morte. Ma Mario viene fucilato veramente e Tosca, sconvolta e inseguita dagli sbirri che hanno trovato il cadavere di Scarpia, si getta dagli spalti del castello.

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