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Guida all’ascolto del concerto dei Solisti di Milano (a cura di Michelangelo Mulieri)

solisti-milano1dirett-krauze-2Avezzano, Auditorium del Castello Orsini

Giovedì 17 novembre 2016 ore 18.00

Biglietto: euro 3,00

Ingresso gratuito per gli abbonati al Teatro dei Marsi

Orchestra  I SOLISTI DI MILANO
Nicolas Krauze, direttoreEkaterina Valiulina, violino solista

Mendelssohn: Sinfonia per archi n.10 in Si minore

Mendelssohn: Concerto in re min. per violino e archi

Elgar: Serenata per Archi in Mi minore, Op 20

Grieg: Holberg Suite op. 40

 

GUIDA ALL’ASCOLTO ( a cura di Michelangelo Mulieri)

Nel diciannovesimo secolo Mendelssohn ebbe sul pensiero musicale nordeuropeo non meno peso di Händel e Bach nel secolo precedente. Nel Mendelssohn borghese, competente, accademico, c’era qualcosa in cui l’Inghilterra e la Norvegia musicale si identificava senza riserve. Lí era considerato un dio, molto piú di quanto non lo fosse mai a Lipsia. L’Inghilterra e la Norvegia erano paesi conservatori, ricchi, con un’aristocrazia potente; e temevano i cambiamenti. Mendelssohn era innegabilmente un genio, ma un genio talmente come si deve! Era un gentiluomo, ricco, conservatore e non faceva niente che mettesse in pericolo l’ordine vigente. Era inevitabile che Mendelssohn e, per esempio, la regina Vittoria diventassero amici. Avevano molte cose in comune: cautela, mentalità convenzionale, buone maniere, un’apparenza estremamente conservatrice. A tale proposito, Elgar appartenne a una triade di compositori inglesi, tutti attivi nello stesso periodo, che risollevarono la musica del loro paese dallo scadimento seguito ai tempi di Händel e Mendelssohn. Gli altri due furono Frederick Delius e Ralph Vaughan Williams. Non si potrebbero immaginare tre compositori piú diversi. Elgar, cordiale ed esuberante, accettò l’Inghilterra com’era e la esaltò nella musica. Per quel che riguarda la figura di Grieg, e sempre in questo filone di scuole musicali, come nel caso di Elgar, molto vicine alle sorti culturali e sociali dei propri Stati nazionali, questa è inserita nell’ambito delle cosiddette “Scuole nazionali”, ossia il fenomeno della diffusione e dell’esaltazione della cultura e della musica della propria terra. In realtà, oltre a essere inappropriato, il termine “scuola” è piuttosto fuorviante, in quanto la cultura del paese d’origine emerge proprio all’interno della corrente romantica. Verso la fine dell’Ottocento, l’estetica romantica si diffonde anche nell’Europa dell’est, in Russia, in Spagna nonché in Norvegia, terra natia di Grieg. Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847) scrisse fra gli undici e i quattordici anni dodici sinfonie per orchestra d’archi, destinate a essere eseguite nella sua bella casa berlinese nei concerti privati che si davano il sabato sera. La Sinfonia n. 10 in si minore ha una struttura semplice, classicheggiante, e porta il segno di una serenità spirituale che caratterizza sin da allora la sensibilità creativa del compositore. Troviamo dapprima un Adagio introduttivo, una pagina di misurata e meditativa cantabilità, cui segue un Allegro in forma-sonata. Si tratta di un movimento brillante e spigliato che si chiude con una coda (Più presto) ritmica e incalzante. Mendelssohn sembra voler rinnovare con questi lavori giovanili il prodigio mozartiano.  Mendelssohn è, tra le altre cose, l’autore di uno dei più celebri concerti per violino ed orchestra di tutti i tempi. L’opera, in mi minore, resta indiscutibilmente una delle vette più alte della maturità del compositore e della letteratura per violino solista ed orchestra; venne portata a termine nel 1844 e pubblicata con il n. 64. Esiste, tuttavia, un giovanile concerto per violino ed orchestra d’archi, composto nel 1822, la riscoperta del quale risale alla metà del Novecento. Il manoscritto del concerto era stato regalato nel 1853 dalla famiglia Mendelssohn al violinista Ferdinand David che nel 1844 aveva eseguito la prima assoluta del concerto in mi minore op. 64. Tornato in possesso della famiglia, il manoscritto fu presentato, cento anni più tardi, al celebre violinista del secolo scorso Yehudi Menuhin, che non perse tempo per renderlo pubblico. Si tratta di un lavoro che rivela un talento ed un magistero sorprendente per un tredicenne, in linea, del resto, con altre composizioni del giovanissimo Mendelssohn; ma sulla valutazione complessiva di quest’opera finisce spesso per pesare, purtroppo, il confronto con il ben più celebre ed autorevole concerto in mi minore op. 64. Quello che risalta in questo componimento è l’estroversa eleganza melodica, unita ad una brillante e piacevole scorrevolezza ritmica, espressione di un animo aperto alla gioiosa felicità della vita. Non per nulla i due Allegri cingono, in un affettuoso abbraccio, l’Andante centrale, dalla delicata e carezzevole linea catabile indicata dal violino. Le esigenze tecniche non sono eccessive e raramente vanno oltre i soliti ornamenti e arpeggi. Lo stesso Mendelsshon ha composto le cadenze del secondo e del terzo movimento. Nato il 2 Giugno 1857 in un piccolo villaggio nel centro d’Inghilterra e morto nel 1934, Sir Edward Elgar passò da origini umili a diventare uno dei compositori più prestigiosi d’Inghilterra. Crebbe circondato da un ambiente musicale. Suo padre aveva un negozio di musica a Worcester e tra i suoi familiari e i suoi amici era circondato da sufficiente talento musicale da formare piccoli complessi strumentali, per i quali compose i suoi primi lavori. Dopo la sua morte, la popolarità della sua musica andò declinando e quando fu fondata la Società ‘Elgar’ nel 1951, anche le interpretazioni dei suoi lavori principali erano scarse. Da allora in poi, la popolarità della musica di Elgar è aumentata regolarmente. Spontanea, apparentemente dimessa e senza intenti enigmatici è la Serenata per archi composta da Elgar nel 1892. Essa fu però eseguita integralmente soltanto nel 1899, l’anno delle Enigma Variations, la sua opera più significativa e maggiormente eseguita. La breve composizione, un piccolo gioiello molto amato dall’autore, si divide in tre parti e si caratterizza, come molte altre, per l’immediatezza dell’ispirazione, a cui Elgar credeva fermamente. Egli era infatti solito dire che “la musica è scritta sulle nuvole del cielo, è nell’aria tutt’intorno a noi, basta stendere la mano e prenderne quanta se ne vuole”. Il talento musicale di Elgar, puntato su una fresca vena melodica dalle suadenti modulazioni, è presente nella Serenata ed è contraddistinta da un cordiale e affettuoso lirismo, rivelatore di uno stile creativo dai gusti raffinati e aristocratici, nel contesto di un discorso fluido scorrevole e secondo un tipo di scrittura formalmente chiara e sentimentalmente comunicativa. Edvard Grieg (1843-1907) diede un contributo notevole alla diffusione in Europa della musica popolare norvegese, esprimendone con vivezza d’immagini i sentimenti più segreti e crepuscolari. Se nella sua produzione, specie pianistica e liederistica, sono evidenti anche richiami a Schumann e Mendelssohn (Grieg si era perfezionato al Conservatorio di Lipsia), il canto delicato, di matrice elegiaca, rimane tipicamente nordico. Anche la Suite op. 40 per archi porta il segno inconfondibile del terso sentimentalismo. La composizione si apre con un Preludio su ritmi di fanfara, una specie di intrada (in francese entrée) con andamento simile alla marcia. Seguono poi una solenne Sarabande e una graziosa e piacevole Gavotte, due tipi di danza molto diffusi nel Settecento. Il momento più intensamente espressivo della Suite è l’Aria, così contemplativa, nella sua assorta e pensosa linea melodica mentre il Rigaudon, danza di origine provenzale, conclude in maniera spigliata e brillante il lavoro di Grieg di gusto vagamente naìf nella sua misurata rivisitazione dell’antico rococò.

 

GLI ARTISTI

I SOLISTI DI MILANO, orchestra d’archi e gruppo da camera in formazioni variabili, nasce nel 1992 per volontà di alcuni docenti del Conservatorio di Milano e alcuni strumentisti della RAI di Milano con il chiaro intento di promuovere l’immenso e interessantissimo repertorio italiano per Archi, senza disdegnare degli excursus in altri stili e repertori. Nel corso degli anni vi si sono avvicendati numerosi strumentisti di valore in un ricambio generazionale che di fatto ha mantenuto immutata la sua missione e le sue esigenze interpretative. Si sono esibiti in numerosi festival tra cui “Le Festival du Mont Blanc” di Chamonix. Inoltre da molti anni è l’orchestra in residence del Festival di Gressoney (Valle d’Aosta). Per il Museo Teatrale alla Scala ha tenuto a battesimo, con la pianista Gloria Tanara, per volontà del musicologo Giampiero Tintori che ne era il direttore, il pianoforte Steinway n. 1 donato a List nell’800, restaurato negli anni ’80 del ‘900, e oggi di proprietà del Museo Teatrale alla Scala per lascito della famiglia von Bülow. Negli anni ha collaborato con numerosi musicisti di valore tra cui l’oboista Pietro Borgonovo, l’arpista Cristina Bianchi ed il contrabbassista Leonardo Colonna (già dei Solisti Venenti). Ad oggi si presenta con vari solisti di prestigio coinvolgendo alcune prime parti dell’Orchestra del Teatro alla Scala quali Laura Marzadori, Danilo Rossi, Sandro Laffranchini, Giuseppe Ettorre, nonché concertisti di fama internazionale. Da cinque anni alcuni suoi componenti collaborano ai Corsi di perfezionamento musicale di Boario Terme trasmettendo il loro sapere alle nuove generazioni.

NICOLAS KRAUZE Nato in Francia nel 1974, Nicolas Krauze all’età di 17 anni vince una borsa di studio statale per le prestigiose istituzioni musicali russe Gnessin Institute e Conservatorio Statale P. I. Čajkovskij di Mosca, dove si laurea brillantemente. Studia direzione d’orchestra con i Maestri: Gennady Cherkasov, Edward Ambartsoumian, Nicolas Brochot, Zsolt Nagy e Christoph Eschenbach. Nicolas Krauze è stato recentemente invitato a dirigere l’Orchestra e Opera Nazionale di Montpellier Languedoc-Roussillon, l’Orchestra Nazionale d’Ile de France, l’Orchestra Nazionale de Lorraine, l’Orchestra Sinfonica Lamoureux, l’Orchestra da Camera di Versailles, l’Orchestra Sinfonica Györ (Ungheria), l’Orchestra Sinfonica di Kielce (Polonia), l’Orchestra Sinfonica Regionale Limoges, l’Orchestra Sinfonica Accademica Statale di San Pietroburgo, l’Orchestra Sinfonica di Brjansk (Russia), l’Orchestra Nazionale di Guayaquil (Ecuador), l’Orchestra Nazionale di Kiev (Ucraina), l’Orchestra Sinfonica di Olomouc (Repubblica Ceca), l’Orchestra Sinfonica di Bialystok (Polonia), l’Orchestra Sinfonica di Rzeszow (Polonia), l’Orchestra Sinfonica di Lublino (Polonia), l’Orchestra Sinfonica di Szczecin (Polonia), l’Orchestra da Camera di Mosca Excellent e la Filarmonica da Camera di Lomza (Polonia). Ha diretto più di 200 concerti con l’Orchestra da Camera New Europe, di cui è Direttore Principale e Direttore Artistico. Ha diretto solisti come François-René Duchâble, Henri Demarquette, François-Frédéric Guy, Nemanja Radulovic, Alexandra Soumm, Svetlin Roussev, David Grimal, Nicolas Dautricourt, Sandor Javorkai, Dimitri Maslennikov, Rachel Kollyd’Alba, Roman Leleu, Jacob Koranyi, Denis Kozukhin e Krzysztof Jakowicz. Nell’ambito della lirica ha diretto varie produzioni tra cui il Faust di Gounod, l’Aida di Verdi, L’Opera Seria di Gassmann, L’Elisir d’Amore e il Don Pasquale di Donizetti, Le Nozze di Figaro di Mozart, I Tre Valzer di Oscar Strauss, La Vedova Allegra di Lehar, la Vie Perisienne di Offenbach per un totale di 100 rappresentazioni. “La direzione di Nicolas Krauze si distingue per profondità artistica e spiccate abilità tecniche. Il suo carisma gli permette di entrare in empatia con gli artisti ed il pubblico”. (Christoph Eschenbach, Direttore Principale della Philadelphia Orchestra, dell’Orchestra de Paris e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale NSO).

La giovane violinista russa EKATERINA VALIULINA ha cominciato a suonare il violino a 5 anni. Si è diplomata con lode nel 2013 al Conservatorio di Stato “Tchaikovsky” a Mosca, e successivamente ha ottenuto il Master con lode al Conservatorio della Svizzera Italiana dove attualmente continua a perfezionarsi nella classe di Sergej Krylov.  Ekaterina è stata premiata in diversi concorsi internazionali, come quelli di Astana/ Kazakhstan , Zagabria/Croazia, Kloster Schöntal/Germania, Concorso Yampolsky/Russia , Concorsi Lipatti Bucarest/Romania e Lipizer Gorizia/Italia. Come solista dell’Orchestra da camera “Moskovia” ha dato concerti in molte città in Russia, Polonia, Belgio, Italia, Cipro e Corea.  Ekaterina si è presentata come solista in importanti sale in Russia e in Croazia nonché in diversi Festival di Musica  in Grecia, Italia e Svizzera. Ekaterina è stata invitata a tenere recital all’Unione Musicale Giovani Torino, ai Concerti dell’Isola d’Elba, alla Società dei Concerti Milano, a Ceresio Estate (Lugano), agli Amici di Paganini (Genova), al Rome Chamber Music Festival, alla Wigmore Hall di Londra. Si esibisce come solista con le orchestre da camera di Lugano, Lituania, Silesia, Moscow State Symphony Orchestra, Croatian Symphony of Radio and Television Orchestra nonché del Sibiu State Philharmonic Orchestra.  Dal 2013 suona in DUO con il pianista Ricardo Alì Alvarez, con il quale ha pubblicato il DVD “The Golden Twenties of the Violin”. Dal 2014 è Primo violino del QUARTETTO ERANOS.

 

 

 

 

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